Mele, morte e sentimentalismi surrogati

E’ morto un tale di nome Steve Jobs. Se volete sapere chi è, andate su Wikipedia (Epic Fail) oppure scaricatevi (perchè qui nessuno è fesso) i “Pirati della Silicon Valley”, un filmettino romanzato all’ennesima potenza che descrive l’ascesa dei due golden boy (l’altro è Darh Vader aka Bill Gates) della BIT generation americana. O, ancora, se appartenete a quella schiera di persone che posseggono ancora il dono della lettura, ci sono varie biografie autorizzate e NON che (forse) possono aprirvi la mente sul tizio in questione, disegnato come Dio in terra. Anche se al 50% era uno stronzo totale.

Detto questo, la rabbia che mi spinge a scrivere questo pezzo è l’ondata di commemorazione che ha invaso il genere umano in queste ore. Tutti a fare la gara a ringraziare l’uomo del momento, il “Leonardo da Vinci del XXI secolo” e cazzate così. Per non parlare di gente che imbracciando il proprio iDevice come fosse un crocifisso, piangeva come se gli avessero tolto un rene.

No, io non sono sbalordito e nemmeno condanno la situazione che si è venuta a creare. E’ da stupidi pensare che nella società odierna la tecnologia non rappresenti una religione laica e che quindi realtà come Apple rappresentino un culto. Nella società capitalistica questo accade e continuerà ad accadere, bisogna solo accettarlo.

Ciò per cui scrivo questo pezzo e che mi devasta abilmente i coglioni, è la capacità con le quali le persone ormai vivono i propri sentimenti in maniera surrogata: siamo diventati capaci di intristirci per la morte di uomini che non abbiamo mai conosciuto (a volte nemmeno di striscio), ma per i quali i mass media hanno ricreato un effetto tale da provare emozioni forti. E così siamo diventati capaci di interessarci ai problemi di Blair Waldorf, piuttosto che chiederci come stanno le persone che vivono a 1 metro e mezzo da noi. Ci interessa più la morte di un calciatore, piuttosto che del postino che ogni giorno ci recapita le lettere.

E quindi, la velocità e la mediocrità con la quale l’informazione viaggia, spesso ci appanna gli occhi nei confronti di personaggi di cui non sappiamo nulla, ma per i quali “bisogna” prestare attenzione per dettami Sociali. E dico a te, bimbominkiafanboy: solo perchè hai comprato l’aifon4 questo non significa che è morto tuo padre. Piuttosto vai di là da lui, e ringrazialo per avertelo comprato, grazie alle sue 10 ore di lavoro quotidiane.